Home La Voce dell'Arciprete Notte di Natale 2015
Notte di Natale 2015

NOTTE DI NATALE 2015

 Cari amici e amiche, fratelli, sorelle,

è Natale. E’ la notte di Natale. Mi domando cosa siamo venuti a cercare. Certo, siamo venuti per celebrare la Messa di mezzanotte. La Messa di Natale. So che ci portiamo nel cuore desideri, bisogni, attese e speranze che non sempre riusciamo ad esprimere con sincerità e schiettezza. Cose che neppure forse riusciamo a dire a noi stessi.

Provo a dare voce anche alle voci del vostro cuore. Confidando nel fatto che ci troviamo in questo momento in un contesto celebrativo e natalizio particolarmente suggestivo. Nel quale, prima delle nostre parole ci è già stata annunciata una Parola più vera; prima delle nostre speranze siamo come adagiati su una speranza ben più grande, che ci precede. Nell’orizzonte di un amore – quello che ci trasmette un Bambino, il Bambino Gesù – che avvolgendoci ci riscalda e ci conforta.

 Vorremmo capire

 Anzitutto, Signore, vorremmo capire. Siamo qui, davanti a te, e ci accorgiamo che abbiamo anzitutto bisogno di dare spazio all’intelligenza. Abbiamo bisogno di capire. Tutti parlano di crisi, di una crisi profonda. Per un poco hanno tentato di spiegarci di cosa si trattava, ma poi ci siamo persi tra il pil, lo spread e i tassi di interesse.

Anche quelli che cercavano di sentenziare qualcosa di sensato alla fine si sono arresi.

Pensavamo di cavarcela stringendo la cinghia, ma ci siamo accorti poi che alcuni l’hanno dovuta stringere di più e altri molto meno. Esisterà mai una manovra economica equa e solidale? Una manovra ‘democratica’? Dove, fatte le giuste proporzioni, chi ha di più paga di più e chi ha meno paga di meno… Il fatto è che da che mondo è mondo questo non è mai capitato.

E allora Tu perché sei venuto in questo nostro mondo? Per ristabilire quale giustizia ed equità tra gli uomini? Per darci regole di profitto più sane e meno inquinate di egoismo? Tu, che appena nato non hai neppure trovato posto in una locanda, ma sei finito in una stalla. Se non proprio al freddo e al gelo, di certo in un locale riscaldato dal fiato di un asino e di un bue. Tu, che “sei la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Tu che eri nel mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo tuo: eppure il mondo non ti ha riconosciuto. Infatti, dice proprio così il Vangelo di Giovanni: “venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto”.

Riuscirà l’amore che Tu ci hai insegnato a debellare l’odio, la cattiveria, la tristezza e l’egoismo che ancora ci portiamo dentro?

  Quale gioia a Natale?

 E anche un’altra domanda ci portiamo dentro: dove sta la gioia a Natale? E’ possibile gioire davvero a Natale? Dietro le nostre parole di augurio, la stretta di mano, il sorriso, la voglia di pace e di tranquillità almeno a Natale, ci sta – lo sappiamo – un grande bisogno di gioia e di amore.

Siamo affamati di gioia, che poi è come dire che siamo assetati di speranza.

Le preoccupazioni e i disagi non mancano mai, ma oggi si avverte con maggiore corposità che facciamo fatica ad essere sereni, gioiosi e capaci di speranza. Forse, caro Gesù Bambino, soprattutto in questo tuo Natale, siamo sollecitati tutti a rivedere, a ripensare il nostro modo di vivere insieme, di fare società, di fare comunità. In che senso, dunque, a partire da questo tuo Natale si apre ancora a noi uno spiraglio di speranza? La possibilità di un sorriso autentico e non formale?

Se è vero che non tutto nella vita umana è certo, non tutto però può essere incerto. Un qualche punto fermo e sicuro deve esistere da qualche parte. Certo che esiste.

“Rallegratevi sempre nel Signore: il Signore è vicino”, ci dice San Paolo. Come del resto anche l’angelo che appare ai pastori annuncia a loro, come a noi: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. oggi nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore” (Luca).

Questo è il punto roccioso della vita, questo è il motivo della nostra gioia più profonda. la vicinanza di Dio all’uomo, la vicinanza, la possibilità reale dell’amore. Dio a Natale ci vuole assicurare d’essere il Dio-con-noi, l’Emmanuele.

 Ma come faremo a stare con te?

 Se Dio è con noi, però anche un’altra domanda sorge inevitabilmente: anche noi dobbiamo essere con Lui e così essere con gli altri, riconoscendoli non solo come simili, ma soprattutto e anzitutto come fratelli. Sta proprio qui la radice della solidarietà più vera che deve ispirare situazioni che sembrano essere cadute in una crisi particolarmente profonda, come la realtà della famiglia, del lavoro e della nostra stessa società. Sta qui la sorgente della fiducia robusta che non è solo frutto di un ottimismo ingenuo e superficiale.

E’ questa, dunque, la fonte per guardare avanti: al domani della nostra vita e della vita di tutti. Dobbiamo imparare ancora a guardare al nostro futuro, dando spazio alla speranza, insieme.

Certi e forti della forza che ci viene dal fatto che Lui, per primo, è venuto per stare insieme a noi, mettendosi tutto dalla nostra parte. “Insieme a tutti i livelli e ambienti. Dai responsabili della cosa pubblica, del mondo del lavoro, della finanza e dell’economia, del condominio, della residenza e del paese, dei singoli cittadini. Purificando lo sguardo da illusioni menzognere, da sogni di vita facile e lussuosa, da invidie corrosive, da ingordigie devastanti, da furbizie egoistiche (Card. Bagnasco, Avvenire, 24 dicembre 2011).

 Caro Gesù Bambino

 Nella luce di Gesù Bambino vogliamo purificare lo sguardo e riscoprirci fratelli, guardando verso il medesimo orizzonte e camminare con fiducia e coraggio. Siamo convinti che questo Natale, questo nostro Natale, dice a tutti gli uomini: “voi siete stati assunti, Dio non vi ha disprezzati. Egli porta nel suo corpo la carne e il sangue di voi tutti. Volgete lo sguardo alla mangiatoia! Nel corpo di quel bimbo,  nel figlio di Dio fattosi carne, è la vostra carne, è tutta la vostra miseria, la vostra angoscia,la vostra tentazione, anzi tutto il vostro peccato che è portato, perdonato, santificato” (Dietrich Bonhoeffer, Natale 1939). “Guardiamo alla grotta di Betlemme: Dio si abbassa fino ad essere adagiato in una mangiatoia, che è già preludio dell’abbassamento nell’ora della sua passione. Il culmine della storia di amore tra Dio e l’uomo passa attraverso la mangiatoia di Betlemme e il sepolcro di Gerusalemme” (Benedetto XVI, Udienza generale del 21 dicembre 2011). Proprio questo ci sta già regalando tanta gioia nel cuore.

A tutti voi, mentre fissiamo lo sguardo su Gesù Bambino, nostra speranza, l’augurio sincero di un Natale ancora buono, carico di serenità, ricco di pace.

 

Don Angelo